Testo estratto dalla relazione di progetto. Alcuni interventi, inizialmente inclusi nel Piano di Recupero, come Palazzo Merenda o il Parco Cotogni, nel tempo sono stati stralciati.
L’area dell’ex Ospedale Morgagni, un complesso a padiglioni del primo Novecento destinato al nuovo Campus Universitario, è di oltre sette ettari e si trova nella parte più esterna del centro storico.
Il primo nucleo dell’ospedale Morgagni, originariamente dedicato ad Aurelio Saffi, nasce all’inizio del secolo scorso su progetto dell’architetto ravennate Giovanni Tempioni. L’impianto, all’epoca considerato all’avanguardia, è costituito da sette “padiglioni” immersi nel verde di un ampio parco: l’edificio d’ingresso, il padiglione principale, il fabbricato servizi generali, il padiglione per malati di tubercolosi, il padiglione per malati infettivi, il servizio necroscopico e la lavanderia. Tale impianto viene modificato nel tempo da aggiunte e superfetazioni che ne alterano l’equilibrio architettonico e le relazioni percettive.
Il progetto del Campus riduce la volumetria da 247.000 a 228.000 mc, con 22.600 mq di superficie lorda di interventi di recupero e 13.300 mq di nuova costruzione per un totale dì 35.900 mq (oltre ai 3.900 mq di interventi di restauro all’interno di Palazzo Merenda). Il Campus può accogliere 9.000 studenti, oltre ai 1.000 dislocati presso il Polo Tecnologico di Ingegneria. Considerando le sedi universitarie esterne all’area Morgagni si ha una superficie lorda totale di 39.296 mq, con uno standard di 4,37 mq per studente.
Il Campus prevede 8 raggruppamenti disciplinari organizzati in 6 Dipartimenti: Linguistico, Sociologico, Storico-Politico, Politico-Amministrativo, Economico-Aziendale, Giuridico ed Economico-Matematico. I 6 Dipartimenti occupano una superficie di 7.215 mq per 274 docenti con uno standard di 26,33 mq per docente. Il parco pubblico del Campus si estende una superficie di 35.500 mq.
Non sono previste funzioni residenziali ad esclusione della foresteria riservata ai docenti.
Il Progetto include un sistema di teleriscaldamento e cogenerazione per la produzione di energia termica ed elettrica che servirà un’ampia zona limitrofa, in linea con la sperimentazione più avanzata per uno sviluppo sostenibile.
Nella previsione generale del 2002, l’onere complessivo d’intervento, articolato in quattro fasi attuative, è stato valutato in circa 80 milioni di Euro.
Il progetto dà forma al “multicampus”, una rete di poli centrali, intermedi e periferici, che va dalla scala urbana a quella territoriale e supera, integrandoli, i due modelli classici di “campus” e ”università-città”. (1)
Il Campus Universitario di Forlì è concepito come una grande cerniera urbana con la duplice funzione di “ponte” tra centro storico e città moderna e di “anello” di quella concatenazione di siti di alto valore ambientale, archeologico e architettonico, che forma la corona circolare più esterna della Forlì rinascimentale.
E’ un elemento di connessione urbana e le nuove infrastrutture che lo servono – grande viabilità, parco, parcheggi di scambio, auditorium e attrezzature di interesse collettivo – definiscono il nuovo baricentro di Forlì.
Verso il centro storico viene restaurato il complesso a padiglioni dell’ex-ospedale, eliminando le addizioni improprie che nel tempo ne hanno compromesso l’organicità e ripristinando l’originaria trasparenza tra i vari corpi di fabbrica. Lo storico padiglione d’ingresso, che affaccia su piazza Solieri, ed il settecentesco Palazzo Merenda, prospiciente corso della Repubblica, costituiscono i punti notevoli tra i tanti possibili ingressi per chi proviene dalla parte più antica della città. Verso la Forlì moderna, una nuova strada pedonale urbana, a forma di “trefolo”, serve i tre blocchi destinati alla didattica e termina nel volume dell’aula magna: nuovo ingresso al campus dalla città contemporanea.
(1) Nell’introduzione al Piano per l’Università di Pavia (Febbraio 1974), antesignano di questa organizzazione e ormai largamente realizzato (il Polo Tecnologico del Cravino ha già alcuni anni) Giancarlo De Carlo dice: “A proposito dei caratteri di questa nuova funzione, si può dire, molto brevemente, che l’Università dovrebbe oggi partecipare allo sviluppo della società articolando la sua azione culturale in un processo di permanente iterazione tra due ruoli complementari: quello di condurre una accurata e continua osservazione del reale, e quello di procedere alla generalizzazione e teorizzazione delle acquisizioni estratte dall’osservazione compiuta, per trasformarle in materiale critico e propositivo da ridistribuire ancora nel reale.
Il primo ruolo implica uno stretto contatto con le forze attuali e potenziali che agiscono nel contesto sociale, una conoscenza precisa dei conflitti tra le classi e i gruppi che operano nella società, una consapevolezza sicura delle esigenze e delle aspirazioni che affiorano a livello individuale e di massa; quindi implica una fitta diramazione, anche di carattere spaziale, che consente di mettere in atto concretamente questo coinvolgimento.