Eppur si muove: spazi aperti all’Architettura delle scuole – Approfondimenti

Un profondo legame unisce lo spazio fisico della scuola all’emotività e quindi alla possibilità di apprendimento.

Da questa consapevolezza ha preso le mosse il Laboratorio di progettazione partecipata nell’ambito del più ampio progetto “EPPUR SI MUOVE: spapur zi aperti all’Architettura delle scuole”, promosso dall’ I.T.I.S.  Galileo Galilei di Roma e dall’IN/ARCH Istituto Nazionale di Architettura.

Come primo atto, è stato chiesto ai 14 studenti del Quarto anno, coinvolti nel lavoro, di guidare i coordinatori del laboratorio nell’esplorazione del plesso scolastico.

Ne è emerso un quadro sorprendente: molti spazi sono stati indicati come estranei all’attività didattica o sottoutilizzati. In alcuni casi si è trattato di vere scoperte, che hanno affascinato gli studenti aprendo riflessioni sulle potenzialità, a volte inespresse, dei luoghi e delle attrezzature della scuola.

Il secondo livello del lavoro si è svolto sul piano sensoriale: mettendo da parte ogni sovrastruttura dell’intelletto, l’esplorazione si è spostata sul campo puramente fisico e percettivo, indagando, attraverso appositi esercizi mutuati da tecniche teatrali, il variare delle relazioni tra individui al mutare delle condizioni ambientali.

Si è aperta quindi una riflessione critica sul coinvolgimento degli studenti nei processi di apprendimento in relazione alle caratteristiche degli spazi in cui si trovano a trascorrere un’ampia porzione delle loro giornate. Sono stati formulati scenari in cui gli studenti siano responsabili e parte attiva di una costante ricerca ed elaborazione del sapere, con l’ausilio del corpo docente e il beneficio di ambienti di studio con adeguate caratteristiche fisiche.

Inoltre, la lettura di alcuni passaggi di “Vita di Galileo Galilei” di Bertold Brecht, nelle intenzioni, ha posto l’accento sull’importanza della “curiosità” quale motore e metodo per la crescita tanto individuale quanto collettiva.

Solo a questo punto sono stati presentati agli studenti alcuni esempi di architetture in cui spazi scolastici e indirizzo pedagogico si sono incontrati in un virtuoso scambio evolutivo. Si è inoltre discusso intorno ai contenuti dell’intervento che il Maestro Franco Lorenzoni ha tenuto presso l’Ordine degli Architetti di Roma in occasione del convegno “Scuole innovative tra architettura e pedagogia”.

I ragionamenti maturati sono stati portati al “centro” (non a caso la geometria dei gruppi di dibattito era quasi sempre circolare) di un interessante e costruttivo confronto con alcuni docenti dell’I.T.I.S. in cui sono state condivise perplessità, ragioni e ipotesi di didattica non convenzionale.

Il vero cambio di passo si è avuto con l’uscita del Laboratorio all’esterno della scuola: ancora una volta gli studenti hanno guidato il “giro nei dintorni”, hanno intervistato persone che abitano o lavorano nei paraggi dell’I.T.I.S., hanno scoperto luoghi di notevole interesse culturale come Villa Altieri – appena al di là della strada – e hanno appreso quanto poco si sappia della ricchezza di spazi e attrezzature racchiusi nella scuola. Un “isolato”, appunto, rispetto al quartiere che la circonda.

Da qui l’impostazione di una proposta progettuale “forte”, che propone di aprire alla città il Piano Strada della scuola (in modalità regolata), percorso longitudinalmente da un progredire di spazi che custodiscono, in potenza, tutta l’articolazione e l’integrazione di funzioni proprie di un dinamico ambiente urbano. Nella scuola “aperta” al quartiere non solo si cercherà, ma si produrrà il sapere e lo si scambierà con l’ambiente esterno in una sorta di “fab-lab”, frutto della convergenza di un chiaro progetto pedagogico e di un’architettura che, attraverso la condizione fisica, stimoli l’apprendimento, lo porti in profondità e lo fissi, mattone dopo mattone, a formare “l’uomo che verrà”.